Nell’estate del 1952 Goran Schildt e sua moglie, una coppia di coniugi svedesi, arriva-rono in Adriatico con la loro imbarcazione Daphne. Era da alcuni anni che navigavano nel Mediterraneo, cercando qualcosa di più di una semplice vacanza e qualcosa di diverso dal bisogno di sole delle genti del Nord. Si trattava di dare un nuovo senso alla vita, dopo le terribili devastazioni che avevano segnato l’Europa nel corso del conflitto mondiale.
I ricordi e le impressioni di quel viaggio finirono in un fortunato libro nel quale l’autore descrive con viva emozione le due settimane di soggiorno a Dubrovnik, con la Daphneormeggiata all’ombra di un grande platano, lungo il fiume Ombla. Dopo Dubrovnik, fu la volta di Trogir e di altre località della costa dalmata, nel tragitto che li avrebbe portati fino a Venezia, meta finale del loro viaggio. Navigando tra canali e ridossi, tra centinaia di isole e scogli che punteggiano la costa orientale dell’Adriatico, Schildt notò che a differenza dell’arcipelago greco, che è troppo poco frastagliato e privo quasi totalmente di isolotti, la Dalmazia possiede un gran numero di isolotti di media grandezza, separati tra loro da lunghi stretti e da ampie insenature, che offrono la possibilità di gettare l’ancora […] sia in rade ancora vergini e intatte, sia nei romantici porti delle piccole città, che offrono l’accesso a molti tesori della cultura e dell’arte mediter-ranea. – Dunque - l’arcipelago costiero è proprio in scala perfetta con le moderne barche a vela - e per - il navigante da diporto a vela, la felicità assoluta non è di questo mondo, finché non si arriva in Dalmazia.

 

 

La descrizione della Dalmazia e dei suoi tesori è quasi un’elegia, seppur stemperata dal racconto delle difficoltà materiali in cui vivevano gran parte degli jugoslavi. Essendo tra i primi turisti stranieri che visitavano il paese in barca a vela dopo la nascita della Repubblica socialista, Goran Schildt e sua moglie furono dei precursori, perché interpretavano il viaggio per mare come ricerca spontanea di una nuova dimensione esistenziale in cui il sapere, la sincera disposizione nei confronti della natura, l’incontro con gli altri ne dovevano costituire l’essenza. E in Adriatico avevano trovato un ideale ambiente fisico e spirituale.
Dopo la crociera dei coniugi Schildt, tuttavia,ancora per molto tempo, le coste jugoslave non videro che rarissime imbarcazioni straniere. Negli anni del primo e del secondo Dopoguerra la Jugoslavia venne guidata da un regime totalitario che si connotava oppressivo e coercitivo; in questa temperie i turisti stranieri non ebbero vita facile, quasi sempre erano indesiderati, talvolta perfino considerati delle spie.

 
 
 
 
 
BIBLIOGRAFIA
- G. SCHILDT,Vent’anni di Mediterraneo, Mursia, Milano, 1973, pp. 137-138.
- V.BARBIERI,Protiv vjetra, Adamić, Rijeka, 2003, p. 24.
- Duemarina, quelli sulle Kornati a Žut e Piškera si possono considerare stagionali, in quanto d’inverno sono chiusi.
- A.DULČIĆ,Nautički turizam, Ekokon, Split, 2002, pp. 290 e 296.
   

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